Parliamo di donna, parliamo di moto e di un sogno che si realizza.
Miram un giorno ha deciso di partire, scoprire nuovi luoghi e conoscere nuove persone, ma non un viaggio in compagnia, da sola con la sua moto. Dall’Argentina all’Alaska, lei racconta il viaggio, le persone, i guasti e tutte le esperienze fatte. Una donna sicuramente da ammirare, invece di proporvi l’ennesima recensione del libro ho voluto intervistare Miriam proprio su tutti gli aspetti che mi hanno colpito leggendo le sue parole su Io Parto.
Riguardo al libro mi sono chiesta sempre come hai scelto la grafica, l’impaginazione e le foto da inserire. Il fatto che sia molto illustrato e che le fotografie si integrino nel testo sono aspetti particolari che non capita spesso nei libri di viaggio.
Volevo che la gente fosse con me .. ecco perchè oltre alle fotografie ci sono i QR CODE dove si trovano altre Foto, Video e Piccoli altri racconti o Poesie.. volevo un’immersione totale da parte del lettore ..lo voglio sulla moto al mio posto.
Leggendo il libro mi sono spesso domandata che attrezzatura elettronica avevi con te? Aggiornare il blog e rimanere in contatto con le persone a casa non deve essere stato facile?
In America Latina, come spiego nel libro, la gente non si puo’ permettere Internet in casa e quindi ogni bar, Piazza, biblioteca ha internet a disposizione per tutti.
E’ una Nostra limitazione mettere il wifi di casa con la password, la tutti la lasciano aperta e disponibile. Con me avevo un telefono 3G che ho usato pochissimo e che si poteva collegare e un mini Computer asus EEEPC, che ho rispedito in Italia per manutenzione ed è rimasto via 6 mesi. Errore mio, perché potevo farlo sistemare in qualsiasi cittadina, comunque vi sono Internet Point ovunque, come nelle nostre stazioni italiane dove vanno gli stranieri, così facevo anch’io andavo io in quei luoghi come una straniera.
Una cosa che ho apprezzato del libro è stata la tua disponibilità di metterti completamente a nudo, mostrando la tua anima, la tua fragilità, ma anche la tua forza. Più che l’organizzazione, le problematiche tecniche e logistiche, è emerso il concetto di viaggio alla scoperta di se stessi, un viaggio dell’anima. Eri partita proprio con questo intento oppure scrivendo il libro è stato più facile riportare emozioni e sensazioni vissute?
Io ho solo scritto i racconti che normalmente a cena con gli amici uscivano dalla mia bocca. Li ho scritti in ordine cronologico, ho dato loro le giuste connessioni e spiegazioni logiche. Il fatto che si legga la mia anima è perchè in realtà non ho mai espresso un giudizio su cio che accadeva, ma ho solo e sempre raccontato i fatti. Secondo me, chi legge, in realtà vede la sua anima visto che spesso i commenti ed i pareri sui vari personaggi sono diversi dal mio parere, ogni uno ci mette il suo ed è proprio questo che volevo. Poi, parliamoci chiaro, di Lonely planet e guide, che dopo 5 giorni sono già obsolete, ne sono pieni gli scaffali delle librerie, internet dà la situazione di ogni luogo aggiornata al minuto, perché fare una copia di una situazione che già non è piu cosi?
Per tutta la lettura, pure nelle difficoltà di guasti meccanici e imprevisti è sempre traspirato una sensazione di leggerezza e allegria, mentre nella parte dell’Alaska ho avvertito un alone di tristezza, quasi come un peso. Come mai questo cambio di registro emozionale?
Perchè così è stato, il perchè mio era tutto un insieme: fine del viaggio, fine dell’illusione di un innamoramento, fine di un Sogno, fine. La parola fine non è mai allegra nella mia testa, è sempre difficile finire.
Spesso si pensa che chi parte per un lungo viaggio come il tuo, torna e scrive un libro, partecipa a interviste, diventi una persona famosa. Tu una volta tornata, sei tornata a fare la fisioterapista o grazie al libro si sono aperte nuove possibilità?
Le nuove possibilità sono ancora da scoprire, anche senza il libro avrei fatto altre cose: ognuno è artefice delle proprie scelte. Non ho il fisico per fare la presentatrice televisiva, ma a Roma alla fiera del Moto Days la rivista MotoTurismo mi ha dato la possibilità di intervistare i piu’ grandi viaggiatori, sia moderni che quelli di un tempo, come Tartarini e Monetti che con una Ducati 175 nel 1957 fecero il Giro del mondo.
Spesso noi donne siamo le peggiori nemiche di noi stesse, ci lasciamo convincere di non essere in grado di affrontare un viaggio come il tuo, ma anche più semplicemente di non poter guidare una moto troppo grossa o troppo alta. Visto la tua esperienza quale suggerimento ti senti di poter dare a tutte le donne, per trovare il coraggio di realizzare i propri sogni anche contro tutti?
Il coraggio non esiste, esiste la paura, che è un’emozione e come tale è momentanea.
Il coraggio è la forza di tenere duro perché la paura passa e resta la soddisfazione di aver realizzato quello che volevamo superando il tempo necessario alla paura di finire.
Quali altri viaggi hai fatto dopo “ioParto”? Ci sono state altre esperienze che hai vissuto ma ancora non hai raccontato?
Sono sempre in giro, ne ho fatti prima e ne faccio dopo, ma un viaggio come questo… no, non ancora, non so nemmeno se ne farò un altro così. Perchè? perché i viaggi sono come i funghi, nascono da soli, bisogna solo essere li al momento giusto per raccoglierli.
Ringrazio Miriam di aver risposto a tutte le mie domande e spero che chi sta leggendo e ha nel cassetto un sogno come questo riesca a trovare la giusta dose di follia di aprire quel cassetto e realizzarlo.