LISA – Un tuffo nel passato con la Ignis
Sono andata via da casa dei miei genitori più di 20 anni fa quindi, a meno di non rischiare faide familiari, musi lunghi e accuse di abbandono, non ho mai tenuto fede al proverbio “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Che se trascorro la Pasqua lontana da Pisa poi le telefonate della mamma “terrona” le giro a voi (il papà è nordico ed ex militare, non parla e non telefona: si limita a fissarmi con quegli occhi di ghiaccio che mannaggia a lui ha deciso di non passarmi come eredità genetica. E vi assicuro che forse è meglio ascoltare le lamentele di mia madre…).
Comunque ho approfittato di questi pochi giorni per un viaggio nostalgico nei luoghi della mia infanzia e adolescenza a bordo della Suzuky Ignis, trascinando nelle mie scorribande pisane anche i suddetti genitori, nel tentativo di far loro capire qual è il mio lavoro (uno dei miei lavori, ma vabbè…).
Io sono cresciuta in una zona di quelle che “una volta qui era tutta campagna”. Adesso non lo è più, ma è ancora in gran parte circondata da alberi e campi, l’aria è pulita, i miei mangiano le verdure dell’orto e si può scegliere se, in 10 minuti di macchina, essere in centro città o affacciati sul mare.
Io ho scelto il mare perché mi manca. E mi manca molto il mare di quando non è il tempo di andare al mare. Quello struggente dell’inverno o quello sbrilluccicoso delle giornate primaverili di sole.
Suzuki Ignis per le riunioni di famiglia
Ho piazzato mia madre nei sedili posteriori perché conosco i miei polli: i suoi sguardi carichi di terrore mentre sono alla guida non sarebbero stati in linea con l’idea di relax che avevo in mente.
La macchina è piaciuta ai miei 2 “vecchi”: a dispetto delle sue ridotte dimensioni lo spazio per i passeggeri è ampio e confortevole (un po’ a discapito del bagagliaio), gli interni sono curati, gradevoli alla vista e al tatto. Per tutto il viaggio mia madre ha tessuto le lodi degli interni (guarda qui questo e guarda qui quello, il che l’ha distratta dalla mia guida, quindi grazie mille Suzuki) ma devo dire che ha apprezzato meno una certa rigidità nelle sospensioni.
Io e la Ignis abbiamo fatto da modelle davanti al mio mare di Marina di Pisa: certo non è il mare dei Caraibi, ma godersi un tramonto che sa di salmastro non è una cosa che capita spesso a una milanese importata.
Sempre nell’onda amarcord ho portato la Ignis, e i miei genitori, a scoprire la pineta sulla strada di ritorno – non vi spiegherò quali ricordi mi legano a questa pineta, e nemmeno ai miei. Però hanno a che vedere comunque con un’auto ;).
Lisa e la Suzuki Ignis fra terra e mare
Le stradine sterrate circondate dagli alberi mi sono sembrate perfette per la Ignis: lei si presenta come un SUV compatto con dimensioni da citycar (3.70m) e posizione rialzata da piccolo crossover. Certo non l’ho messa alla prova come Suzuky Vitara, ma ha affrontato la pineta con estrema dignità, regalandomi la possibilità di godere di una natura commovente per me che generalmente la costringo nei vasi sul terrazzo.
Insomma: promossa la Ignis dalla famiglia Dalla Via quasi al completo (il fratello ha latitato). Rimane però un interrogativo: a cosa servono quelle 3 fessure laterali (quelle che sembrano branchie per intenderci)? Sarà che non sono l’unica nostalgica e pure Suzuky ha pescato nel suo passato? 😉