Il 14 febbraio è San Valentino, la festa degli innamorati, dei cioccolatini, dei cuscini a forma di cuore e della caccia alla romanticheria perfetta. Non ho mai amato particolarmente questa festa, né l’ho mai onorata, fatta eccezione per una mia versione sedicenne che si è vista recapitare un ingombrante peluche dagli occhioni dolci che ha prontamente trovato dimora nell’armadio, vicino alle Barbie in disuso.
Quest’anno però ho festeggiato San Valentino insieme a 3 fantastiche donne, Gabriella Crafa, Antonella Previtali, la nostra fotografa Tiziana Orrù, e a un’auto sorprendentemente “eco” e “chic”.
Il 14 Febbraio è stato infatti il giorno di partenza per l’“EcoChic Tour” di Autoaspillo a bordo della nuova Lancia Ypsilon Ecochic a metano.
Un viaggio e una scommessa: riuscire ad assaporare il mood di 4 città (Basilea, Parigi, Anversa, Amsterdam) senza dover vendere un rene per pagare il carburante (come ci spiega la nostra Antonella Previtali nel post).
Partenza dal “Lancia Fashion Apartement”, un affascinante “appartamento” che ospita la Biblioteca della moda, dalla quale sono stata risucchiata: non ho potuto resistere al richiamo delle riviste di moda degli anni 20-30-40-50. Ci tornerò per perdermi ancora ad immaginarmi così splendidamente abbigliata.
Prima tappa
Rifornimento di metano: Como.
Prima tappa e primo choc: avreste mai pensato di poter fare quasi il pieno con 7 euro? Con Lancia Ypsilon Ecochic è possibile.
Dopo aver importunato il benzinaio per farmi spiegare come funziona il rifornimento di metano (all’estero sono tutte self service) partiamo alla volta di Basilea.
Il viaggio prosegue spedito e allegro, il paesaggio mutevole attraversa i nostri occhi tra risate e selfie improbabili (non so fare i selfie, è un dato appurato).
L’hotel D ci accoglie stanche ed elettrizzate col suo design minimalista, un cambio d’abito veloce e siamo pronte per andare a cenare alla Brasserie Volkshouse Basel. Scegliamo un vino rosso dal profumo inebriante: stasera guida Antonella, quindi posso godermelo con rilassatezza.
Ma un imprevisto ci attende: lo spirito di un tedesco o qualcosa di simile si è impossessato di Gabriella che da indicazioni alla povera Antonella in preda alle convulsioni dal ridere in un “tedeschiese” misto italiano misto esperanto.
Dobbiamo catturare il mood della città, occorre chiedere indicazione agli indigeni, quindi è il momento di Gabriella:
“Excusez-moi, zentrum, where is?”.
Devo ricordarmi, la prossima volta che faccio un tour con Autoaspillo, di usare il trucco waterproof: non riesco a smettere di ridere e il mascara colato mi fa sembrare la sorellina minore di un panda ubriaco.
Basilea è bella e fredda ed è tutta luci e design, mentre il Reno la attraversa e 4 donne felici giocano a perdersi tra le sue strade. Quattro donne e (un) Angelo, il bravissimo cameraman che ci ha seguite con un’altra auto per catturare le nostre follie notturne e diurne.
Seconda tappa
Il giorno dopo sveglia all’alba. Ci attende la “grandeur” di Parigi, e i chilometri sono tanti.
Solito “pit stop” per il metano e maciniamo i chilometri alternandoci alla guida (tranne Tiziana: è impegnata a ridere e fotografare le matte che la fanno ridere).
Gli Champs-Élysées, il Louvre, Notre Dame, la Senna: Parigi scorre dai finestrini della nostra Ypsilon e mantiene intatto il suo fascino anche sotto un cielo coperto di nuvole minacciose. Ogni volta che passo da questa città (passo, qualsiasi soggiorno che duri meno di 2 settimane a Parigi è solo un passaggio) penso che si, i parigini non brillano per simpatia, ma se sono altezzosi a causa della loro città, un po’ hanno ragione.
Un assaggio del design italiano del Motor Village e ci tuffiamo di nuovo nella Ville Lumière.
Non possiamo esimerci dal fermarci ad ammirare col naso all’insù la torre Eiffel, giusto un attimo prima che le nuvole che minacciavano pioggia mantengano le
promesse.Un salto alla galleria Gosserez e poi di corsa verso l’albergo De Neel.
C’è qualcuna che in questo albergo si è commossa anche a causa delle caramelline di benvenuto sul cuscino, ma non la nominerò: dirò solo che aveva una macchina fotografica e una decina di obbiettivi con dei tappi “in fuga”, sempre pronti a perdersi nelle borse :).
Cena nel bistrot dell’albergo, il Régalade Conservatorie, dove ci attende il menù stellato dello chef francese Bruno Doucet all’insegna della “bistronomie”, che ridisegna la tradizione culinaria dei bistrot alla luce dell’alta cucina.
La dieta la facciamo domani, anzi no, domani ci aspetta Anversa.
Terza tappa
La mattina la luce entra dalla finestra illuminando le linee calde e pulite della mia camera e il mio sguardo viene rapito dalle vetrate a mosaico della chiesa antistante: il cielo è di un azzurro commovente e vorrei che le mie compagne di viaggio mi dimenticassero qui per potermi godere un po’ Parigi. Ma faccio troppo casino per passare inosservata, e così mi metto al volante: almeno potrò dire di aver guidato per le strade della capitale francese.
Lasciamo Parigi dopo un rapido assaggio, parzialmente ignare della meraviglia che ci attende. Mentre io sono alla guida, Gabriella di fianco a me è intenta a praticare riti sciamanici per scongiurare il suo mal d’auto che fa capolino di tanto in tanto, e nelle retrovie della nostra Ypsilon si svolge un corso di fotografia “for dummies”, con la nostra meticolosa “fotoamatrice” Antonella che tormenta Tiziana con dubbi e perplessità; sono convinta, per osmosi, di aver imparato qualcosa anche io.
Giunte ad Anversa, ci tuffiamo nella stravaganza del MoMu, il Museo della Moda, che festeggia con una retrospettiva i 50 anni dell’Accademia.
Non sono abiti quelli che vi sono esposti, sono opere d’arte eccentriche ed affascinanti, scarpe importabili e borsette esasperatamente fetish.
Il giochino è trovare un abito che ti permetta, non dico di passare inosservata, ma di non allertare il tuo medico di base in relazione al tuo benessere psichico.
Vengo rapita da un abito-mantello che ogni 15 minuti si gonfia diventando un teschio, e dai capelli blu raccolti in un’acconciatura manga di quella che credevo essere un manichino, per poi scoprire che era una visitatrice, più o meno, come noi.
Il nostro “rifugio per la notte” è l’hotel “Les Nuits”, un luogo carico di fascino e di design, dai corridoi bui e ipnotici. Certo, la mia evocazione di Shining non ha contribuito a rendere sereno il sonno delle mie colleghe, ma la citazione era d’obbligo.
Anversa è stata la rivelazione di questo viaggio: una città di una bellezza sorprendente in cui si mescolano storia e creatività moderna in modo assolutamente armonico, piena di gallerie d’arte e luoghi di design, pulita, ordinata e fantasiosa allo stesso tempo, abitata da gente sorridente, serena e disponibile. Dopo una scorta di cioccolata e una birretta belga (obbligatoria), è l’ora del meritato riposo. Nessuno ha la camera 237, siamo tranquille 🙂.
Quarta tappa
Ultimo risveglio all’alba per l’ultima tappa del tour. Ci fermiamo a fare metano (io ormai sono diventata una “metanaia” provetta), imbattendoci per caso in una stradina costeggiata da un muro completamente ricoperto da meravigliosi graffiti dai colori sgargianti.
Amo la street art, mi ricorda la mia giovinezza in compagnia dei miei amici writer ai quali complicavo la vita scambiando di nascosto le bombolette; ma questa è un’altra storia.
Facciamo un po’ di foto e di corsa verso Amsterdam.
Il tempo per vedere Amsterdam è davvero poco. Pranziamo velocemente al ristorante The Lobby, all’interno dell’Hotel V Nesplein, dove vengo rapita dagli sbrilluccichii di un enorme lampadario e dalla voracità con cui Gabriella assale un enorme hamburger, e poi di corsa a fare un rapido giro dei dintorni. E quando dico di corsa dico proprio “modello centometrista”, tant’è che Tiziana e io veniamo seminate un po’ di volte, mentre ci perdiamo ad ammirare i canali un po’ intontite dagli “effluvi” che inondano le strade.
E’ giunto il momento di tornare a casa, purtroppo.
Lasciamo la Lancia Ypsilon, che ci ha portato ad Amsterdam con una spesa di metano di quasi 90 euro, in aeroporto, nelle mani fidate dei responsabili Lancia.
E’ stata un’esperienza bellissima: luoghi stupendi e stupenda compagnia (ma questo si sapeva, siamo Autoaspillo :)).
Esperienza sicuramente da rifare, con i medesimi ingredienti, sia umani (le mie meravigliose compagne di viaggio e il paziente Angelo Albertini) che “tecnologici” (la Lancia Ypsilon, l’auto chic che ama te e il tuo portafogli), ma con un po’ più di tempo a disposizione.
Adesso che abbiamo “assaggiato” il mood di queste 4 città, siamo pronte per gustarcelo a fondo. 🙂